"sarà anche possibile far si che i ragazzi imparino ciò che noi vogliamo ma in futuro ricorderanno ed useranno solo ciò che ha senso per loro" (jonassen)
Lettera ad una
professoressa
di Isabella
Stoppa
Dopo quattro anni mi sono
accorta che… cazzo fare l’insegnante è il mestiere più difficile del mondo.
Bisogna saper conciliare conoscenza, pazienza, voglia.
Voglia di insegnare, voglia di
comunicare, voglia di sapersi divertire, e di sapersi mettere in
gioco.
Bisogna saper dosare la
severità con la morbidezza, essere umani. Perché, quando si entra in una classe
e questa non ha voglia di seguire una lezione ci si sente un po’ come Don
Chisciotte quando voleva combattere contro i mulini a vento. Una battaglia
persa!
Bisogna saper camminare a
piccoli passi e mettersi dall'altra parte. Dietro quel banco, magari l’ultimo,
con la testa affollata di pensieri…di grandi piani per conquistare l’universo in
una sola giornata! Quanto diventa difficile ascoltare!
Bisogna saper catturare
l’attenzione seppure l’argomento sia noioso da morire. L’attenzione di tutti,
anche di quello studente dallo sguardo scettico che già quando varchi la soglia
è prevenuto e ti guarda con quell’aria giudicante di chi non vede l’ora che
sbagli.
Ma soprattutto bisogna sapersi
mettere in gioco e giocare fino all’ultimo minuto, dare tutto e tentare tutto. E
quando non ti sentirai più la forza di andare avanti ecco: è in quel momento che
avrai vinto. E ora come il piccolo principe guardava il suo fiore prepararsi tu
guarderai il tuo... "Il piccolo principe, che
assisteva alla formazione di un bocciolo enorme, sentiva che ne sarebbe uscita
un'apparizione miracolosa, ma il fiore non smetteva più di prepararsi ad essere
bello, al riparo della sua camera verde. Sceglieva con cura i suoi colori, si
vestiva lentamente, aggiustava i suoi petali ad uno ad uno. Non voleva uscire
sgualcito come un papavero. Non voleva apparire che nel pieno splendore della
sua bellezza.”.
Tu l’hai aiutato a prepararsi
alla vita dandogli nozioni, sgridate ma soprattutto amore. Tenevi ad ognuno di
loro come se fosse l’unico e gli volevi bene ugualmente anche se glielo
dimostravi in maniera diversa.
Fare l’insegnante non è un
semplice mestiere, e chi solo lo ha mai pensato non è degno di sedersi dietro
quella cattedra. E’ un gioco di relazioni, strategie e pura follia.
E’ a lei che voglio dedicare
queste righe perché nessuno, come direbbe de Saint-Exupèry, ha saputo meglio di
lei sopportare dei bruchi.
“Si devono pur sopportare dei
bruchi se si vogliono vedere le farfalle... Dicono siano così
belle!”
Con affetto
una sua
alunna
eh si, l'insegnante deve avere passione, deve emozionarsi, deve divertirsi ... non è facile soprattutto in questo periodo dove tutto è una fatica, dal fare una fotocopia a riuscire ad avere dei pennarelli per la lavagna.
RispondiEliminaIo sono stata fortunata, ho avuto insegnanti che amavano la loro professione e trasmettevano il loro amore ai loro allievi, ma non bisognerebbe affidarsi alla fortuna, bisognerebbe avere insegnanti formati e con le risorse necessarie per far bene il loro lavoro.
Spero tanto ci si arrivi di nuovo ... i nostri figli sono nelle loro mani e voglio sperare che tutti noi diamo loro un supporto per un lavoro di così alta responsabilità.
Grazie Giorgia per avermi fatto leggere questa lettera, davvero bella.
Io per il momento ho avuto esperienze positive ma sono all'inizio. Con la scuola dell'infanzia la mia bimba si è trovata molto bene ed ora, al primo anno della primaria, sta raccogliendo i frutti del lavoro fatto. Si trova bene anche con le nuove insegnanti. Il piccoletto è al secondo anno della scuola per l'infanzia ed anche lui - le maestre non sono le stesse che ha avuto mia figlia - si trova bene... Spero di continuare così anche in futuro.
RispondiEliminaio mi auguro che sempre più bambini possano incontrare dei validi punti di riferimento tanto da portarli a lungo nella loro memoria
RispondiEliminaGrazie Giorgia per aver rispolverato questo post pertinente alle nostre riflessioni, convengo in tutto. Tommaso frequenta la quarta classe di una scuola pubblica, ed ora va bene, ma i primi due anni sono stati difficili. Il suo rendimento e' ottimo, non ha avuto problemi di socializzazione ne' di apprendimento, lo scoglio era rappresentato dalla difficolta' di adattarsi all' ambiente cosi' com'era strutturato, ed alla responsabilita' con conseguenti crisi di pianto, emicranie, risvegli notturni, il suo era un problema emotivo, esacerbato dal fatto che l'insegnante prevalante, che andra' in pensione tra un anno, poneva secondo me, con i suoi modi austeri eccessiva distanza tra se' ed i bambini, mancava di quell'umanita' necessaria per creare quell'attaccamento indispensabile per favorire un sano apprendimento. Quanto ai contenuti delle sue lezioni non ho nulla da eccepire. Un'insegnante straordinaria. Come dicevano in tante prima di me, si puo' trovare un po' di tutto, nella scuola pubblica che io continuo a sostenere, come in quella privata. Ad ogni modo quello dell'insegnante e' un lavoro magnifico quanto ingrato, e con le sempre piu' scarse risorse a disposizione mi rendo conto essere frustrante "cucire" una lezione completa e coinvolgente per i ragazzi. Ci sarebbe tanto da scrivere, ma mi fermo qui. Grazie ancora cara Giorgia, a presto.
RispondiEliminaGrazie a te per lo scambio, tra l'altro ti capisco benissimo perchè ho una situazione molto simile con la mia secodogenita. Anche la sottoscritta avrebbe ancora molto da dire in materia e magari presto scriverò ancora sul tema. spero che Tommaso (che tra l'altro ha la stessa età di mia figlia più grande)possa avere in futuro un ottima idea della scuola e capire che a volte le maestre non sono proprio come le vorremmo ma l'apprendere è un mondo meraviglioso
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